Qualcuno attribuisce alle tecniche di riequilibrio energetico una valenza di “guarigione”.
Occorre fare chiarezza su questo termine.
In realtà il nostro corpo ha un potenziale di “autoguarigione”. Infatti quando abbiamo un problema di lieve entità spesso si risolve da solo o con un po’ di riposo.
Anche con i trattamenti o con riequilibri energetici il processo che si attiva è quello di autogurarigione; in altri termini potremmo dire che l’energia che fluisce dalle mani dell’operatore viene messa “a disposizione” per il bene più alto della persona e va a stimolare proprio quella funzione naturale.
La guarigione può essere definita come un PROCESSSO DI TRASFORMAZIONE.
L’ operatore che esegue il trattamento è un semplice tramite, attraverso cui viene messa “a disposizione” una vibrazione energetica, ma tutto il processo avviene in chi riceve.
Si tratta di un susseguirsi di cambiamenti che interagiscono sia sugli aspetti fisici che emotivi del soggetto (non dimentichiamo la componente psicosomatica) che, insieme, operano anche a livello di spirito, ovvero la nostra parte più profonda ed eterna.
E’ d’obbligo puntualizzare che il disagio fisico o emotivo è in realtà un messaggio, ma spesso non lo sappiamo decodificare o andiamo alla ricerca di spiegazioni scientifiche o concettuali e intellettuali che non sempre sono necessarie.
La malattia guarisce quando il nostro sistema corpo-mente-spirito ha appreso a sufficienza da quella esperienza e lascia andare i sintomi.
Si parla di apprendimento perchè tutto ha una valenza nell’equilibrio complessivo dell’universo e anche la malattia ha un significato: quello di imparare a trasformare, ovvero ad evolvere.
Quindi possiamo affermare che ogni disagio ha una sua funzione nel processo evolutivo dell’essere umano e della sua anima, o meglio del suo spirito.
Diamo solo alcuni esempi, visto che le casistiche sono estremamente complesse e ogni caso ha peculiarità molto soggettive.
Il disagio potrebbe essere causato da un evento traumatico (da una ferita o un colpo o da eventi più gravi e traumi non solo fisici) e il trattamento può aiutare a rielaborare l’evento in modo che non persistano il dolore fisico e/o le emozioni al ricordare il trauma.
Il problema potrebbe essere connesso ad una anomala gestione delle emozioni, magari appresa in ambito familiare; la seduta può dare maggiore equilibrio al soggetto in modo che possa gestire meglio le sue reazioni e rendersi conto che può modificare il suo interagire con la realtà che lo circonda, magari con un processo di cambiamento di cui non si rende nemmeno conto, magari solo con l’accettazione della realtà esterna in quanto non modificabile.
Il cambiamento può avvenire grazie alla variazione di abitudini alimentari (come nel caso delle intolleranze); in questo caso si potrebbe aiutare il soggetto a cambiare combinazioni alimentari, rendendosi inconsciamente conto che alcuni cibi gli sono più congeniali di altri.
Perchè, a volte, nonostante i trattamenti, la situazione di disagio non cambia?
Una prima ed elementare spiegazione potrebbe essere che il soggetto non ha ancora appreso a sufficienza da quel disagio, ma sarebbe riduttiva.
Poniamo l’esempio di una persona che ha interesse a mantenere il disagio e il motivo più comune è quello di attirare l’attenzione dei familiari o sottrarsi ad alcune incombenze: in questi casi si può aiutare la persona a rendersene consapevole, ma essa ha il libero arbitrio di scegliere quali comportamenti mettere in atto.
Facciamo anche l’esempio di un soggetto che deliberatamente scelto uno sport che ora lo danneggia: la seduta può aiutare ad alleviare il dolore di un trauma, ma se continua a praticare quella attività tornerà il disagio.
Queste erano solo alcune esemplificazioni del perchè a volte non si genera il cambiamento, ma potremmo anche accennare ai casi di persone che scelgono una incarnazione nel disagio come prova per sé e della propria famiglia.
A questo proposito si deve evidenziare la parola scelta che è ben diversa dai concetti di karma o di castigo divino o dolore che avvicina a Dio o di altre elucubrazioni varie, ma questo argomento necessiterebbe di maggiori riflessioni e approfondimenti.
L’unica cosa che si chiede a chi pratica tecniche olistiche è il rispetto del soggetto, del suo percorso, del suo disagio senza alcun giudizio. E’ fondamentale rimanere neutrali e in uno stato di amore verso chi abbiamo di fronte, quell’amore incondizionato che ci porta all’accettazione completa anche delle cose con cui non siamo in sintonia o ci sembrano sbagliate, ma che non abbiamo alcun diritto di criticare o altro. E nemmeno di dare consigli che possono condizionare il paziente, perchè il più grande rispetto che possiamo avere è quello di accettare il suo personale percorso, i suoi tempi ed anche i suoi eventuali (a nostro giudizio) errori perchè quella è la strada che a lui o lei serve per l’apprendimento ed è sicuramente una strada diversa dalla nostra.
E’ d’obbligo aggiungere anche che i tempi del cambiamento possono essere molto diversi e dipendono dalla profondità del problema, oltre che da quanto tempo è persistito.
In ogni caso i cambiamenti avvengono gradualmente e i problemi possono ripresentarsi.
Solo per dare degli esempi, quando ripuliamo una stanza possiamo fare molto in fretta o l’operazione può richiedere molto tempo, se dobbiamo agire in profondità. A volte addirittura, per fare ordine, dobbiamo creare maggiore disordine ed è il motivo per cui a volte il trattamento può creare al momento o nei giorni successivi maggiore disagio (si tratta di casi rari ma è meglio sapere che potrebbe accadere).
Un altro caso in cui una seduta può generare disagio è nelle persone che deliberatamente non vogliono cambiare la loro situazione o che non accettano come operatore, perché le casistiche possono essere alquanto complesse, ma torniamo ai cambiamenti di cui stavamo parlando.
Le nostre cellule sono costituite in prevalenza da acqua ed è scientificamente provato che l’acqua ha una memoria, anche delle emozioni perchè registra le vibrazioni e le memorizza. Quindi ogni processo di cambiamento passa dalla trasformazione delle memorie della parte acquea delle nostre cellule, cosa che avviene senza alcuna componente razionale o di volontà né da parte del paziente né tanto meno da parte dell’operatore e sempre con gradualità.
Nessuno conosce quante sono le variazioni migliorative possibili per le cellule di un soggetto e quindi nessuno conosce i tempi di cambiamento; inoltre il processo dipende dagli eventi che lo stesso si trova attualmente ad affrontare perchè, ovviamente, un evento traumatico che avviene ora può interrompere o rallentare un processo in corso.
Un’ulteriore puntualizzazione la dedichiamo alle qualità intrinseche dell’operatore. Non solo le nostre cellule fisiche hanno una memoria ma anche il nostro campo energetico registra le informazioni e le lascia trasparire interagendo con le aure di altri soggetti.
A questo proposito possiamo fare l’esempio di un altro caso in cui non si può generare un cambiamento: se un soggetto si fa trattare da un altro che ha il medesimo problema non risolto; infatti possiamo dare solo ciò che abbiamo, anche se agiamo solo come tramite energetico (sarebbe come un ubriacone che insegna come smettere di bere: se non lo ha appreso non lo può trasmettere ed in questi casi è onesto proporre di provare con trattamenti con altri operatori, se si sa di essere emotivamente troppo coinvolti dai medesimi problemi del paziente).
Concludendo, è nostro compito percorrere al meglio la nostra strada evolutiva perchè nel nostro campo energetico appaiano le migliori informazioni possibili, in trasformazione momento per momento, e non si tratta di un processo razionale o di volontà, ma di continua evoluzione. E sottolineo le parole “continua evoluzione”, perchè si tratta di un processo in crescita, sempre attivo e con sempre nuovi traguardi da raggiungere al miglioramento non c’è mai fine.
E per di più i miglioramenti, come ogni altra variazione energetica, sono contagiosi… quindi buon lavoro!